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Una donna forte, indipendente, "fotografa per caso", un'intellettuale che non è stata forse considerata "maitre a penser" del suo tempo, ma per attendibilità e modernità delle sue tesi si rivela oggi di importanza fondamentale nel dibattito sulla fotografia. Una fotografa donna in un'epoca in cui pochissime donne svolgevano questa professione, un'esule volontaria che rifiuta l'avvento di un potere repressivo e limitante, scegliendo di non ristabilirsi mai più nel suo paese d'origine, la Germania. Colpisce il suo fotografare con libertà, il ritrarre le persone nel loro ambiente domestico, l'essere così vicina ai propri soggetti, colti con grazia e semplicità in un attimo della loro vita. Dai suoi ritratti emerge sempre la realtà di un incontro, qualcosa di vero sulla persona. Gisèle Freund rappresenta un anello centrale tra l'avvento della fotografia, i suoi precedenti e lo sviluppo successivo, avendo contribuito con i suoi scritti alla sistematizzazione teorica del dibattito fotografico. La sua posizione è connessa al pensiero di Benjamin, agli insegnamenti della Scuola di Francoforte, agli autori chiave del dibattito storico e contemporaneo sulla fotografia, Moholy-Nagy, Roland Barthes, Susan Sontag. Nel centenario della nascita è qui presentata nella sua doppia attività di fotografa e di teorica, contrassegnata da un intenso lavoro pratico e speculativo.